Alla domanda “chi è il leader?” sarebbe sbagliato rispondere “colui che ricopre il ruolo di capo”. Questo perché un conto è la capacità di leadership, altro il ricoprire un ruolo di guida e di comando di un’azienda. Inoltre il leader, e l’esperienza quotidiana lo insegna chiaramente, non è solamente il manager o il dirigente di turno, ma colui che esprime questa capacità, in qualsiasi insieme di persone. Può esserlo uno degli amici di un gruppo, un genitore in una famiglia, un calciatore in una squadra o un imprenditore nella sua azienda. Ma la capacità di leadership non deriva dal ricoprire un incarico particolare. Quanti amici, genitori, calciatori e imprenditori, seppur a capo di un gruppo, non esprimono quella capacità di leadership che, invece, ci si aspetterebbe da loro?
Da anni si parla di capacità di leadership nei luoghi di lavoro, ma è diffusa l’idea che il leader sia solamente il CEO delle multinazionali. Si ignora e si sottovaluta il ruolo degli imprenditori delle Piccole e Medie Imprese (PMI) del nostro Paese. Eppure rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana e necessitano di una formazione e un supporto adeguato in materia di leadership. Per approfondire il discorso e comprendere cosa si intende per capacità di leadership, abbiamo avuto modo di confrontarci con Antonio Cecere, che si occupa proprio di leadership coaching. Il suo, però, è un approccio diverso dal solito, anche perché è stato tra i pionieri in Italia della formazione individuale sulla capacità di leadership per gli imprenditori delle PMI.
Cos’è la “capacità di leadership” in un’azienda e in un leader?
«La leadership intesa come competenza trasversale, è indipendente dal settore economico in cui si opera. È considerata oggi tra le competenze più strategiche per un business sostenibile. Le aziende con capacità di leadership tendono a creare un clima di lavoro migliore, maggiormente ispirato e produttivo, in cui ognuno possa esprimere il proprio potenziale.
Questo permette, per esempio, di creare un’azienda che risponde meglio ai cambiamenti (oramai continui) e, in particolare negli ultimi tempi, di produrre un impatto che vada oltre i propri interessi. In quest’ultimo caso si parla di “leadership di nuova generazione”.
In quanto competenza orizzontale, è un “abito comportamentale” che produce effetti osservabili. Chi entra in contatto con un leader, ne è in qualche misura influenzato. La leadership quindi non viene trasmessa a parole ma tramite l’atteggiamento e l’esempio»
Il leader è chi comanda e occupa un ruolo di responsabilità?
«Ci sono molti luoghi comuni sulla leadership che rischiano di allontanarci dal suo significato più profondo ed essenziale.
Per esempio siamo portati a pensare che la leadership sia soltanto dei presidenti di grandi nazioni o di enormi multinazionali. Questa è la prima convinzione da rivedere: la leadership può essere esercitata a qualsiasi livello. È stato calcolato che anche la persona più timida influenza, con il suo atteggiamento, una quantità enorme di persone nella sua vita.
Se analizzassimo il termine leader-ship, leader = guida, ship = nave, il leader sarebbe colui che guida la nave, ovvero colui che offre una direzione percorribile, che magari ha intravisto e fa intravedere un’isola felice su cui approdare. La leadership non va intesa come una capacità innata (seppur vi siano persone con una predisposizione potenziale) ma come una competenza sviluppabile»
Qual è il ruolo del leader? E cosa significa avere capacità di leadership?
«Esistono vari modelli di leadership e questi si sono evoluti nel tempo e tuttora sono in forte evoluzione. Nella mia guida gratuita “Sei Leader, Manager o Coach?” ho definito la leadership come “La capacità di creare un clima favorevole nel quale ognuno può esprimere il meglio di sé e convergere verso il raggiungimento di obiettivi comuni”.
Possiamo immaginare quali siano i vantaggi di un approccio del genere. Specialmente in un periodo complesso come questo le sole idee e capacità del capo o dell’amministratore dell’azienda (anche quello più abile) non sono sufficienti per un business sostenibile.
In qualità di leadership coach nelle aziende ho potuto riscontrare alcuni ostacoli tipici alla leadership:
- Su una mano abbiamo l’approccio da leader che viene confuso con quello dell’uomo forte solo al comando, che è un modello disfunzionale e che oggi produce demotivazione, scarsa produttività, poche idee e poche soluzioni. Non ne faccio certo una questione morale, ma funzionale. Quando le persone vengono abituate prettamente ad eseguire indicazioni ed ordini, non sono allenate ad essere creative e a produrre soluzioni, ma diventano “artisti delle giustificazioni”.
John Whitmore, il “padre” del coaching aziendale (una metodologia di sviluppo orientata alle persone), dichiarò, a proposito della tecnica bastone-carota: “Se le persone vengono trattate come asini, produrranno prestazioni da asini”.
- Sull’altra mano, specialmente nelle piccole aziende, l’approccio alla leadership viene confuso con un approccio “lascia fare” totale, producendo ambienti senza identità e con stili comportamentali “umorali”. Ma soprattutto troppo lenti ad adattarsi ai cambiamenti e a prendere decisioni.
- Un altro ostacolo sempre più diffuso negli ultimi anni è quello della “Leadership dell’autocompiacimento”. Il capo dell’azienda inizia a seguire determinati trend e concetti (tra cui la leadership) ma ne fa un uso sbilanciato: anziché dedicarsi allo sviluppo della propria organizzazione, declina questa passione in eventi, comunicazione, apparizioni pubbliche eccetera che di per sé non sono sbagliate, ma lo diventano se queste attività occupano troppo tempo a discapito dello sviluppo reale.
Seppur sono sempre più convinto che ognuno debba trovare il proprio stile di leadership, ed evitare di procedere per imitazione di modelli standard, possiamo dire che esistono principi universali che determinano le regole del gioco entro cui giocare la “partita”»
Come capire il cambiamento che stiamo vivendo e come incidere in maniera tale che da esso derivino effetti positivi?
«Un amministratore di un’azienda che vuole godere dei vantaggi della leadership, potrebbe dedicarsi a delle specifiche attività, faccio alcuni esempi proponendo delle domande.
- Fare un check-up sulla cultura aziendale. Immaginiamo di salire sul “balcone” e di osservare l’azienda dall’alto.
Quali sono i comportamenti abituali? In che modo si interagisce? Com’è visto il cliente? Come si approccia ai problemi e agli errori? Come si condividono le informazioni e i progetti? Esiste una direzione chiara e comune? Siamo guidati da valori chiari e condivisi? Siamo aperti al cambiamento? Abbiamo uno spazio di apprendimento continuo? Come si può intuire questo approccio sposta un eccessivo focus sulle caratteristiche della singola persona ad una maggiore consapevolezza sulle modalità di interazione. Questa attività, per essere produttiva, deve essere improntata con il cappello dell’osservatore distaccato, evitando il giudizio e la ricerca di colpe.
- Valutare il proprio stile relazionale e di comunicazione interna ed esterna. Il leader dovrebbe allenarsi all’ascolto attivo, ovvero ponendo domande aperte e fornendo feedback che incoraggino il miglioramento, che trasformino la paura in impegno. A regime, ci si accorge di avere un buon livello di leadership quando si dedica meno tempo nel fornire istruzioni, e più tempo a far emergere il potenziale.
- Mettere in discussione il pensiero comune. Un’altra attitudine del leader è quella di mettere in discussione lo status-quo, il pensiero comune (di solito appreso per imitazione) per cambiare la risposta “Abbiamo sempre fatto così”. Il leader sa che esiste sempre un modo migliore di fare una cosa, e stimola uno spazio creativo, mettendo in discussione il pensiero comune.
- Creare una leadership diffusa. Il leader lavora sulla propria leadership ma con il suo esempio permette di sviluppare a cascata anche altri leader interni all’azienda. Come afferma John Maxwell, tra i maggiori divulgatori sulla leadership, “La funzione della leadership non è quella di accumulare follower, ma di produrre più leader”.
- Cura di Sé. Ogni percorso di miglioramento parte da sé stessi, è uno sviluppo personale. Ed ogni percorso di questo genere deve tenere conto di spazi che esulano dalle attività quotidiane, per poter coltivare una buona gestione delle emozioni, uno spazio di rigenerazione, di pensiero lucido, ma anche di passione.
La leadership inoltre è una cultura che può essere declinata non solo all’interno dell’organizzazione, ma anche all’esterno e verso tutti gli stakeholder»
Come cambia la comunicazione di un’azienda con questa prospettiva di leadership?
«Un’azienda con una visione ed una cultura chiare emerge con una comunicazione all’esterno più autentica, coglie maggiormente i segnali (anche deboli) dei bisogni di mercato (in continua evoluzione) e dialoga maggiormente con i propri stakeholders (clienti, fornitori, ecc.)»
Facciamo un esempio: un’azienda tradizionale dirà: “Siamo leader del nostro settore!” Un’azienda che ha sviluppato una leadership autentica e moderna dirà: “Abbiamo migliorato il clima aziendale anche per garantirvi un servizio migliore. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo fatto questo…e quest’altro”. (in maniera specifica)
Voi a chi dareste maggiormente fiducia?»