Con sempre maggiore insistenza si cerca di coinvolgere l’attenzione pubblica sul tema dell’inquinamento e in particolare da quello causato dalla plastica. La ragione è che la plastica è uno dei materiali che utilizziamo maggiormente e sul quale, quindi, abbiamo un controllo maggiore. Tale da permettere di ridurre l’inquinamento derivante dalla plastica, ma non solo. Grazie a diverse politiche, sia nazionali ma soprattutto locali, è possibile scegliere alternative plastic free che risultano convenienti sia per la salute che per le proprie tasche. Senza dimenticare il contributo nei confronti del pianeta e l’investimento sulla qualità della vita delle nuove generazioni.
Cosa troverai in questo articolo:
Un mare di plastica
Ha fatto scalpore la notizia dell’inquinamento del mare dato dai contenitori di plastica. Parlare di “mare di plastica”, infatti, non è un’esagerazione o una figura retorica, ma la descrizione del Great Pacific Garbage Patch. Si tratta infatti di un isolotto posto al centro dell’Oceano Pacifico composto prevalentemente di plastica. Parliamo di un qualcosa che ha una grandezza che supera i settecentomila chilometri quadrati. Qualcosa di enorme che è stato causato in questi decenni dall’attività, spesso anche criminosa, dell’uomo. Questo ammasso di rifiuti, infatti, sembra essere formato a causa di una corrente che nell’oceano “attrae” i rifiuti e li ammassa, dandogli la forma e la consistenza di un’isola.
Una ricerca sulla plastica ha registrato come ogni giorno vengono utilizzate un milione di bottiglie di plastica, venticinque milioni di tonnellate al mese e cinque bilioni di buste all’anno. È chiaro, quindi, che siamo di fronte a un problema di portata colossale.
Le responsabilità
Secondo i dati riportati dal WWF l’inquinamento del mare prodotto dalla plastica, ha tre diretti responsabili: le aziende, i governi locali e le persone (cittadini e turisti). Parliamo di un problema presente anche nel “nostro” mar Mediterraneo, quindi non troppo lontano (ammesso che la distanza sia un elemento per stare tranquilli).
Le amministrazioni locali sono responsabili della gestione dei rifiuti. L’inquinamento della plastica prima ancora che un problema relativo a questo tipo di materiale è una questione di gestione. Discariche abusive, rifiuti gettati nei mari o nei fiumi, l’assenza di controlli (e pene adeguate), così come la mancanza di politiche di supporto allo sviluppo di alternative adeguate, ha provocato il danno che stiamo oggi vivendo.
L’altra faccia della medaglia è quella data dalle aziende che generano quantità spropositate di rifiuti, senza investire in attività di riciclo e sostituzione della plastica. Eppure le alternative ci sono, ma le aziende sembrano non porsi troppo il problema.
Infine, ma non meno grave, il contributo di cittadini e turisti che pesano in maniera significativo sull’aumento dell’inquinamento dato dalla plastica. L’utilizzo eccessivo di questo materiale, così come la pessima abitudine di sottovalutare la raccolta differenziata (non facendola o facendola male), incide in maniera significativa sul fenomeno dell’inquinamento.
Come ridurre l’inquinamento della plastica
Siamo sinceri e chiari: ha senso faticare per ridurre l’inquinamento della plastica o si tratta di una battaglia contro i mulini a vento? Sì, è vero che a volte è una fatica differenziare i rifiuti, metterli fuori dall’ingresso di casa o cestinarli negli appositi contenitori. Sì, è vero che a volte è una fatica pensare e applicare alternative alla plastica. Le abitudini maturate e radicate sono difficili da estirpare. Ed è vero anche che è lecito interrogarsi se vale la pena impegnarsi quando chi detiene il potere e il controllo, sembra non essere interessato a prendere di petto il problema. Quante volte il piccolo Davide del cittadino può sconfiggere il Golia dell’inquinamento e delle responsabilità dei governi (non solo nazionali)?
La domanda è lecita, legittima e forse anche doverosa, anche solo per prendere seriamente in considerazione il problema e non trasformare la lotta all’inquinamento della plastica come una battaglia ideologica.
Cosa si può fare, dunque? La prima cosa essenziale è prendere consapevolezza. Non è sufficiente “fare delle cose”, ma capire il valore e il fine per cui si compiono certe scelte. Poi bisogna entrare nella prospettiva che se le aziende e le amministrazioni locali hanno le responsabilità maggiori (anche in termini di quantità di rifiuti prodotti o non correttamente gestiti), non significa che i turisti e i cittadini non ne abbiano. Qui non si tratta di giocare a chi ha le colpe maggiori, ma a ridurre (eliminare) tutti i comportamenti sbagliati, sia che abbiano un peso minimo sia che ne abbiano uno massimo.
Bisogna innescare dei circoli virtuosi che, per forza di cose, sono più rapidi se partono dalle scelte dei singoli cittadini. Ognuno, all’interno della propria famiglia, ha il dovere di cambiare e di educare le nuove generazioni ad acquisire fin da subito abitudini sane e corrette. In questo senso anche il ruolo della scuola è decisivo.
Sono davvero tante le opportunità plastic free che si possono intraprendere. La lotta contro l’inquinamento passa dall’eliminazione delle bottiglie di acqua e delle buste di plastica. Tutti (o quasi) gli oggetti n plastica che abbiamo in casa possono essere sostituiti con alternative ecologiche e riciclabili. A volte più che di grandi investimenti è necessario porsi il problema e assumersi la responsabilità di quanto ciascuno può fare. Anche se poco, sicuramente, è meglio di niente.