Si parla spesso della sostituzione della caldaia come di un’opportunità (economica, tecnologica ed ecologica), ma quasi mai dell’obbligo legato a questo intervento. Sì perché ci sono precise normative, nello specifico di natura europea, che stabiliscono quando è obbligatorio cambiare la caldaia. Un argomento molto importante e allo stesso tempo particolarmente delicato che è bene conoscere per evitare problemi e, soprattutto, sfruttare tutte le opportunità e i vantaggi degli impianti più moderni.
Come deve essere la caldaia per essere a norma?
C’è una data che fa da spartiacque e indica quando è obbligatorio cambiare la caldaia ed è quella del 26 settembre 2015. Da questa data, seguendo quanto stabilito dalla Direttiva 2009/15/CE e dalla Direttiva 2012/27/UE, non è più possibile immettere nel mercato le caldaia tradizionale, quelle a camera stagna. Formalmente, quindi, l’obbligo è rivolto solamente ai costruttori di caldaie, ma inevitabilmente si riflette anche sui proprietari degli immobili che decidono di sostituire la vecchia caldaia.
Quando mettere una caldaia a condensazione?
Il nuovo standard di riferimento, quindi, quello previsto dalla legge, è dato dalle caldaie a condensazione, ovvero quelle che, dato il loro particolare funzionamento, assicurano maggiori prestazioni e consumi minori. Sono quindi le caldaie che rispettano i requisiti previsti dalla legge, motivo per cui sono il tipo di impianto che è obbligatorio installare nelle nuove costruzioni.
Discorso leggermente diverso per gli impianti già esistenti, nei quali vi è da prevedere la sostituzione della caldaia. Mediamente il ciclo di vita di una caldaia è di 10-15 anni e superato questo periodo le caldaie non solo sono meno efficienti (sostituite da modelli tecnologicamente migliori) ma iniziano a prestare il fianco a guasti, difetti e malfunzionamenti vari tali per cui il costo delle riparazioni è superiore a quello di una sostituzione. In questi casi, per quanto non obbligatorio per legge, la sostituzione della caldaia è indubbiamente un vantaggio da non sottovalutare.
Inoltre è obbligatorio cambiare la caldaia quando lo prevedono le normative regionali. Le regioni, infatti, hanno l’autorità per stabilire norme più stringenti rispetto a quella nazionale e ci sono casi in cui sono state emanate norme che prevedono l’obbligo di cambiare la caldaia qualora questa abbia più di un certo numero di anni e la sua efficienza globale media stagionale sia superiore ai valori prestabiliti.
Dove non si può installare una caldaia a condensazione?
La realtà supera spessa la volontà normativa di regolarizzare una situazione; per questo motivo esistono delle deroghe all’obbligo di sostituire la caldaia. Questo riguarda soprattutto gli impianti nei condomini nei quali lo scarico dei fumi (camini e canne fumarie) non è adeguato. Questo perché, per la sua particolare tecnologia, i fumi prodotti da una caldaia a condensazione hanno un ph acido e questi possono costituire un problema per alcune tipologie di canali di scarico (condotti in muratura, canne fumarie collettive ramificate o canne fumarie combinate). Lo scarico, quindi, per essere a norma deve prevedere un condotto con un funzionamento a umido, altrimenti in questi casi non è obbligatorio cambiare la caldaia. Stando a quanto stabilito dalla Legge 90/2013, inoltre, vi è una particolare deroga legata al tipo di scarico dei fumi (che può essere a parete e non in copertura) che si applica a edifici storici, a quelli sottoposto a norme di tutela e per quelli nei quali la soluzione tecnica prevista dalla legge non è percorribile.