Articolo aggiornato al 4 Gennaio 2022
Da quasi due anni è ormai diventato un mantra: sembra impossibile non parlare di sconto in fattura. Una formula potenzialmente molto ghiotta e che è stata introdotta in un periodo storico estremamente particolare (in piena pandemia) e che quindi merita di essere analizzata per poterla comprendere e sfruttare correttamente per, a titolo di esempio, sostituire la caldaia o installare un climatizzatore. Un approfondimento che si rivela fondamentale soprattutto alla luce delle modifiche apportate dalla Legge di Bilancio 2021 che, di fatto, abroga il cosiddetto Decreto Antifrode (Decreto 157/2021) che tanto aveva fatto discutere in materia di rinnovo e proroga dell’opzione dello sconto in fattura.
Cosa troverai in questo articolo:
Prima che lo sconto in fattura fosse
Per capire lo sconto in fattura è utile fare un passo indietro parlando degli Ecobonus prima che nel 2020 fosse introdotta questa formula innovativa. Questa premessa è fondamentale per comprendere cos’è lo sconto in fattura in quanto parliamo sempre (ed è fondamentale ricordarlo) di un’opzione da applicare a interventi che rientrano nelle agevolazioni fiscali degli Ecobonus. Fino alla fine del 2019, quindi, gli Ecobonus consentivano di recuperare parte della spesa sostenuta per un determinato intervento tramite detrazione fiscale IRPEF o IRES con suddivisione dell’importo in dieci rate annuali.
Questo significa che effettuato e pagato il lavoro, il contribuente ogni anno per dieci anni pagava meno tasse di quelle che avrebbe dovuto, portando in detrazione la quota maturata con l’intervento agevolato.
Un’alternativa alle detrazioni
L’Agenzia delle Entrate parla dello sconto in fattura come di un’alternativa alle detrazioni. La definizione completa, parla di “un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, di importo massimo non superiore al corrispettivo stesso, anticipato dal fornitore di beni e servizi relativi agli interventi agevolati”. Da questa definizione si comprende come lo sconto in fattura consenta di anticipare e monetizzare immediatamente lo stesso importo che, altrimenti, sarebbe stato suddiviso nelle dieci rate annuali dell’Ecobonus tradizionale.
Il contribuente che sceglie lo sconto in fattura (è un’opzione e come tale può essere scelta o preferirgli la detrazione classica) ottiene immediatamente l’agevolazione fiscale, senza dover attendere i dieci anni. L’importo dello sconto in fattura è calcolato sulla percentuale (solitamente 50% o 65%) dell’Ecobonus a cui si fa riferimento. Per fare un esempio molto semplice, se per un intervento si spendono 10000€ con un Ecobonus del 50%, l’importo che il cliente dovrà pagare è di 5000€, mentre i restanti 5000€ verranno anticipati dal fornitore che poi li recupererà “sotto forma di credito d’imposta”.
Le norme antifrode
Aspetto delicato e importante da precisare è quello relativo alle norme antifrode. Queste riguardano l’obbligo di richiedere, produrre e allegare alla relativa pratica, due ulteriori documenti: il visto di conformità e l’asseverazione di congruità delle spese.
In maniera molto sintetica si tratta di due documenti che attestano legalmente che i lavori eseguiti con lo sconto in fattura siano stati richiesti e svolti nel rispetto della legge (e del buon senso). Il visto di conformità è l’attestato che conferma che chi usufruisce dello sconto in fattura è in regola con gli adempimenti tributari ed è lo strumento con il quale l’Agenzia delle Entrate velocizza e concentra i controlli necessari per evitare frodi. Parallelamente l’asseverazione di congruità dei prezzi è un documento, redatto sempre da tecnici specializzati, che certifica che le spese portate in detrazione (in questo caso scontate direttamente in fattura) siano coerenti con i prezzi di mercato per quel tipo di lavori. L’asseverazione, infatti, viene prodotta seguendo dei massimali di costo specifici che consentono di evitare di gonfiare i preventivi e scontare (frodando lo Stato) più del dovuto.
A differenza di quanto previsto inizialmente, la Legge di Bilancio 2021 stabilisce che l’asseverazione delle spese e il visto di conformità sono obbligatori esclusivamente per gli interventi inerenti il Bonus Facciate e quelli di importo complessivo superiore a 10000€ (IVA compresa per i clienti privati). Per gli interventi di importo inferiore a 10000€ (sia con un un’unica fattura che con fatture frazionate) e per quelli che rientrano nella cosiddetta edilizia libera (ovvero quelli realizzabili senza richiedere un titolo abilitativo) sono eseguibili con l’opzione dello sconto in fattura (alle solite condizioni) senza la necessità di richiedere anche il visto di conformità e l’asseverazione delle spese.
Sconto in fattura o cessione del credito?
L’articolo 121 del Decreto Rilancio, quello che introduce lo sconto in fattura, fa riferimento anche alla formula della cessione del credito. Apparentemente possono sembrare la stessa cosa, in realtà nascondono delle differenze. Facciamo chiarezza. La cessione del credito è un’altra opzione esercitale per la gestione di quell’importo che in passato veniva dilazionato in dieci rate annuali. In questo caso l’importo della detrazione, che è un credito che il contribuente ha nei confronti dell’Erario, può essere ceduto come “credito d’imposta corrispondente alla detrazione spettante, ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari, con facoltà di successive cessioni”.
La differenza è che il contribuente può decidere di applicare l’importo per i lavori che sta sostenendo (sconto in fattura) o monetizzando quella cifra (cessione del credito). Sostanzialmente la cessione del credito è il passaggio diretto tra il cliente e l’istituto di credito, mentre lo sconto in fattura è il passaggio dal cliente al fornitore e da questi all’istituto di credito. In entrambi i casi il contribuente deve comunicare all’Agenzia delle Entrate, tramite apposita procedura ed esclusivamente per via telematica, l’opzione scelta per poterne usufruire.
Una scelta da valutare
Per sfruttare i vantaggi dello sconto in fattura è importante conoscere le caratteristiche dell’opzione. Questa, infatti, può essere applicata solamente per alcuni interventi e può essere personalizzata richiedendo anche solamente uno sconto parziale in accordo con il fornitore. Se il credito dell’Ecobonus è di 5000€, si può utilizzare come sconto solo 3000€ e i rimanenti 2000€ cederli o portarli in detrazione delle tasse. Lo sconto in fattura può essere applicato per i lavori le cui spese sono state sostenute tra luglio 2020 e il 30 giugno 2022.
L’opportunità è davvero interessante e potenzialmente conveniente, ma sono tanti i fattori che possono intervenire ed è quindi importante fare tutte le valutazioni del caso per comprendere qual è la soluzione più adatta per risparmiare di più.
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Grazie mille per la chiarezza di esposizione,Cesare.